Ogni anno, la sera del 23 luglio, la statua di Santa Cristina viene portata in processione per le vie del paese di Bolsena dalla basilica a lei dedicata; il mattino successivo si effettua il percorso inverso.
Sia la sera che la mattina, lungo il percorso, nelle piazze principali, vengono rappresentati, su palchi precedentemente allestiti, i cosiddetti “Misteri di Santa Cristina”.
Si tratta di quadri viventi attraverso cui i personaggi, in posizioni fisse e senza parlare, rievocano gli episodi del martirio della Santa, avvenuto agli inizi del IV secolo, durante l’ultima persecuzione di Diocleziano del 305.

Quando Cristina scelse la strada del martirio aveva appena dodici anni. La madre apparteneva alla insigne famiglia Anicia ed il padre Urbano era il temuto prefetto di Bolsena, colui che rappresentava gli interessi dell’Imperatore in città. La bellezza del suo volto, la purezza d’animo, la grazia del suo portamento, le discendenze nobili e il rango elevato, facevano di Cristina la ragazza più desiderata di Bolsena.
Un matrimonio conveniente, nel quale l’amore per lo sposo non era assolutamente indispensabile, era il futuro che i genitori avevano in mente per lei. Invano però i giovani bolsenesi avrebbero aspettato una risposta ai loro sguardi insistenti, un sì alle loro tacite proposte; Cristina, infatti, si era segretamente promessa a Dio e il suo cuore, toccato dal battesimo, si era rivolto ai misteri della fede e all’incondizionato amore per Cristo. Consapevole della scelta compiuta la ragazza camminava sicura per la strada della salvezza e avrebbe accettato il martirio senza riserve. Il sacrificio supremo l’avrebbe resa degna della grandezza di Dio.

La tragedia non si sarebbe potuta consumare se non fosse intervenuto il personaggio “malvagio”, il Giuda della situazione, il traditore che, incarnando il male, segnò la svolta nella triste vicenda. A tradire Cristina fu l’ancella a lei più cara, che riferì al burbero padre dell’avvenuta conversione. Per il prefetto di Bolsena l’amore per la giustizia e delle leggi era, perché doveva esserlo, più forte di qualsiasi altro sentimento; e anche se la figlia non aveva commesso alcun delitto che potesse definirsi tale, peccava con l’anima. Un contrasto insanabile era sorto all’improvviso tra padre e figlia, e quando Urbano pieno d’amore paterno, soffocato dal dolore, supplicò Cristina di smentire le parole infamanti che l’accusavano, lei confermò ogni cosa. Nemmeno rinchiusa in un’alta massiccia torre dell’isola Martana e ne sarebbe uscita, secondo il volere di Urbano, solo se avesse rinnegato Cristo.
A questo punto della leggenda iniziano i prodigi e i misteri….

A Bolsena i “Misteri” vengono messi in scena ogni anno da molti secoli e, data la loro particolarità, hanno richiamato l’attenzione dei maggiori studiosi di storia del teatro, di antropologia, di tradizioni popolari.
I quadri rappresentati sono sempre gli stessi e sono: la ruota, la fornace, la caldaia, il lago, l’inferno, le verghe, i serpenti, il taglio della lingua, le frecce, la sepoltura e la gloria. La tradizione è profondamente radicata nell’animo dei bolsenesi, che ogni anno accorrono dai luoghi di residenza più lontani per partecipare ed assistere ai “Misteri” con la massima devozione e con entusiasmo sempre rinnovato.

L’ingresso all’evento è completamente gratuito, patrocinato dal Comune di Bolsena e dall’Ufficio Informazioni Turistiche.