La città di Orvieto si trova nella parte sud-occidentale dell’Umbria, in provincia di Terni, al confine con la provincia di Viterbo nel Lazio. Orvieto è insediata su una rupe di tufo, a 325 metri sul livello del mare, che domina la valle sottostante dove scorrono i fiumi Paglia e Chiani poco prima di confluire nel Tevere. Questa enorme piattaforma in tufo vulcanico brunastro, che si solleva dai venti ai cinquanta metri dal piano della campagna, fu creata dall’azione eruttiva di alcuni vulcani, che depositarono un’enorme quantità di materiali.

Orvieto offre una vasta gamma di bellezze naturali ed architettoniche, prima tra tutte il Duomo; costruito nel 1263, dopo il Miracolo del Sangue che sgorgò dal Pane Benedetto mentre un prete boemo celebrava la Messa nella Basilica di S. Cristina a Bolsena. A seguito del Miracolo, subito venne informato il pontefice Urbano IV che accorse da Orvieto a vedere il sangue sul corporale e sulle pietre, ancora oggi conservate nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena.
La Cappella del Santissimo Corporale fu costruita per custodire la reliquia del miracolo di Bolsena intorno al 1350.

Eretto il Duomo di Orvieto da oltre un secolo, affrescate da noti artisti le pareti della cappella del Santissimo Corporale e della Tribuna, il Beato Angelico fu incaricato di illustrare la spoglia Cappella detta Nuova o di San Brizio. L’Angelico iniziò la sua opera dalla volta della seconda campata con la splendida figura del Cristo Giudice e la vela dei Profeti, ma subito dopo il lavoro venne sospeso definitivamente per ragioni ancora sconosciute. Fu Luca Signorelli a realizzare il compimento, nella Cappella Nuova, della tradizione decorativa ad affresco quattrocentesca.

Altra meraviglia di Orvieto è il Pozzo di San Patrizio, a sezione circolare, profondo quasi 62 metri e largo circa 13,40 metri. Deve il suo nome all’abisso irlandese dove era solito pregare San Patrizio. La costruzione del Pozzo iniziò dopo il 1527; durante quel periodo il Pontefice ordinò la costruzione di cisterne e pozzi per assicurare alla città un’autonomia idrica in caso di invasione. Il più importante doveva essere quello a servizio della Rocca, il cui progetto fu affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane, architetto di fiducia del Papa. La concezione del Pozzo fu basata su una struttura a doppia elica che, raggiungendo le sorgenti a oltre 50 metri di profondità, permettesse il trasporto in superficie dell’acqua senza intralci per uomini e muli. Le operazioni di scavo furono eseguite in corrispondenza delle fonti di San Zeno ai piedi della rupe. I lavori proseguirono sotto la direzione di Giovan Battista da Cortona e terminarono nel 1537, sotto il pontificato di Paolo III (Alessandro Farnese), che ordinò di coronare il cilindro esterno del pozzo con i gigli farnesiani a testimonianza della sua presenza in Orvieto.

Due portoni diametralmente opposti danno l’accesso alle due scale a chiocciola, una per la discesa e l’altra per la risalita, concepite in modo tale da essere indipendenti e non comunicanti tra loro. Ogni scala conta 248 scalini che in passato consentivano alle bestie da soma di raggiungere agevolmente il fondo, dove è collocato un ponte di legno sopra il livello dell’acqua. Terminate le operazioni di riempimento si attraversava il ponte per poi risalire dalla parte opposta senza intralciare il passo ad altri impegnati nella discesa. Il Pozzo è illuminato da 70 finestroni da cui è possibile affacciarsi e visualizzare la sua profondità.