Al crocevia tra Lazio, Umbria e Toscana si estende il regno del tufo, roccia di origine vulcanica molto friabile e quindi lavorabile con facilità, oltre che fin troppo soggetta all’erosione degli agenti atmosferici. La presenza di questo elemento geologico ha segnato il paesaggio in modo unico e ha favorito l’insediamento umano a partire dall’Età del Ferro, fino ad arrivare agli etruschi che qui edificarono necropoli e vie di comunicazione.
La zona del tufo è meta, ormai da numerosi anni, di vacanze rilassanti e speciali rese uniche dalla bellezza dei luoghi, dalla cordialità, da una pace e da una tranquillità impagabili.

Le città di Sorano, Sovana e Pitigliano sono alcuni tra i gioielli della Maremma del tufo. Le loro origini risalgono al periodo etrusco testimoniato dalle grandiose necropoli di cui è ricco il territorio. Il Parco Archeologico Città del Tufo a Sovana offre la possibilità esplorare il paesaggio naturale e le necropoli che sorgono lungo il corso dei fiumi del luogo e sono spesso avvolte dalla vegetazione che all’improvviso rivela tombe monumentali tra cui la tomba Ildebranda e la tomba della Sirena.

Visitando il Museo all’Aperto Alberto Manzi di Pitigliano è possibile vivere un’esperienza unica nel suo genere: scoprire come si viveva nella città dei vivi e nella città dei morti; due sezioni del museo in cui sono state ricostruite diverse abitazioni locali ed una tomba dimostrativa alla quale si accede per entrare nel vivo della storia, per percepire la dimensione emotiva del viaggio nell’aldilà.

Una delle attrazioni più recenti della zona è sicuramente la Tomba dei demoni alati, a Sovana, sita all’interno del Parco Archeologico Città del tufo; attribuita alla seconda metà del III secolo a. C., rappresenta l’esempio più significativo oggi conosciuto di tomba ad edicola con figura di personaggio adagiato sul letto funebre. Posta al centro di una terrazza larga circa otto metri, la tomba si presenta  come un grandioso blocco cubico scolpito nel tufo, sulla cui fronte è ricavata la facciata di un edificio ad edicola, caratterizzato da un profondo vano centrale. All’interno di questa nicchia è rappresentato, anch’esso scolpito nel tufo, un defunto sdraiato sul letto conviviale con la patera della libagione nella mano destra, che conserva inalterato il rivestimento policromo, fatto davvero insolito e di grande interesse. La scultura, infatti, conserva inalterata la copertura di stucco e i colori originali, rosso camicino per le parti scoperte, bianco nella tunica e nel mantello.